TeoricaMente 11
Questa pagina tratta di argomenti di
base della psicologia,
i suoi meccanismi, le sue leggi. Quei
meccanismi e quelle leggi
che tutti utilizziamo, ma… senza saperlo.
E chi lo dice? La gggende...
In
psicologia, uno dei cosiddetti
errori cognitivi
più diffusi è l’ipergeneralizzazione,
quel fenomeno per cui un evento, o un comportamento, o
un’esperienza, vengono visti non come appunto un singolo
evento, o comportamento, o esperienza, ma rappresentativi di
una situazione generalizzata, universale.
Un’ipergeneralizzazione è, ad esempio, affermare che
l’autobus 81 è sempre affollato, dopo averlo preso
una sola volta. Che il tal de tali è sempre
scorbutico, avendolo incontrato solo ad una riunione
condominiale. Che a teatro ci si annoia sempre,
perché si è incappati in un unico spettacolo noioso.
Come
accade per molti meccanismi psicologici assai diffusi,
soprattutto se evidentemente irrazionali, andrebbe
ricercato il “vantaggio”
che ne consegue: in questo caso, è il tentativo – illusorio
- di dare forza a convincimenti
che altrimenti non ne avrebbero alcuna.
L’ipergeneralizzazione viene spesso
applicata a se stessi: ho beccato una bocciatura,
quindi sono stupido. Una ragazza mi ha detto no, quindi non
valgo nulla. Non sono simpatica alla mia collega, quindi non
piaccio a nessuno. O viceversa, per gli ultrasicuri di sé,
se mi è andato bene un esame, mi andranno bene tutti. La mia
ragazza l’ho conquistata con uno sguardo, sono un gran figo,
mi cadranno tutte ai piedi. E così via.
L’ipergeneralizzazione è parente stretta del
pregiudizio; in definitiva un
pregiudizio è l’ipergeneralizzazione di un’opinione non
necessariamente individuale, ma anche e principalmente di
un’idea collettiva. Ad esempio, come
tutti sanno, gli irlandesi
sono irascibili, gli scandinavi sono depressi, gli italiani
sono... italiani. Se poi incontriamo un irlandese
calmissimo, un finlandese euforico o un italiano che non
sembra italiano, facciamo fatica ad ammetterlo e parliamo
subito di “sui generis" o di
"eccezione che conferma la regola”. Ma quale regola?
Sia nel
caso della fustigazione o della celebrazione di se stessi,
così come nel caso del pre-giudizio
sugli altri, generalizzare fornisce un eccellente pretesto
per evitare il faticoso impegno di
mettere in discussione, ed eventualmente modificare, le
proprie convinzioni.
Il
problema si complica ulteriormente quando
l’ipergeneralizzazione viene operata su opinioni o
esperienze da parte di un gruppo,
più o meno numeroso, i cui componenti, non si sa quanto in
buona fede, si persuadono e vogliono persuadere che la
propria idea o esperienza sia molto più estesa di quanto in
realtà sia. Tipico è, ad esempio, l’atteggiamento di chi,
avendo vissuto con grande intensità un particolare momento
sociale, è convinto che il mondo intero vi abbia partecipato
e sembra non accorgersi di tutti quelli che o non hanno
partecipato o sono stati addirittura contrari. Quasi che la
passione e l’entusiasmo riversati sulla causa possano
magicamente moltiplicare il numero degli adepti. E’ il caso
delle manifestazioni, politiche e non, che ambirebbero a
dimostrare l’universalità del
messaggio - da cui la battaglia delle cifre - ma che
in concreto non tengono mai conto dei
non-partecipanti, quasi sempre in numero
assolutamente prevalente rispetto ai
partecipanti. Scatta a questo punto l’attribuzione
arbitraria di idee e opinioni a intere collettività che di
fatto non hanno espresso alcuna idea o opinione, né pro, né
contro. Allora si sentono frasi assurde come
“tutti gli italiani...” o
“il mondo studentesco...” o,
massimamente irrazionale, “la
gente...”
I meno
giovani, ma anche i giovani cinefili, ricorderanno
senz’altro l’esilarante Tina Pica che, a Vittorio De Sica
che chiede “e chi lo dice?”,
risponde con la sua voce cavernosa e lo sguardo minaccioso:
“la gggende...”,
dimenticando il piccolo particolare che ciò di cui la
gggende parla si svolge in un minuscolo paesino di poche
anime, e di queste nemmeno tutte interessate alla faccenda.
In un
certo senso anche le statistiche
sono una forma di generalizzazione, ma se vengono gestite
seriamente, le raccolte di dati a campione e altri
sofisticati e complessi procedimenti tecnici dovrebbero, in
tutto o in parte, ovviare ai ben noti inconvenienti (si
potrebbe ora tirare in ballo il classico
esempio del pollo, ma non mi
sembra il periodo adatto...). In ogni caso anche le
statistiche, come si dice, andrebbero prese con le molle.
Figurarsi le affermazioni tipo “la
gente pensa...”.
Eppure
l’ipergeneralizzazione è estremamente frequente, sia a
livello individuale che collettivo, quasi che parole come
“tutti”,
“sempre”, “nessuno”,
“tutto il mondo”, avessero il
potere di rassicurare e offrire
certezze e garanzie -
talvolta pretesti e
giustificazioni - diversamente
non conseguibili, a sostegno di convinzioni e asserzioni
traballanti.
E, una
volta di più, la mente individuale si avvicina alla mente
collettiva, la psicologia si
avvicina alla sociologia, e
l’affascinante osservazione dei meccanismi mentali, per gli
addetti ai lavori e per semplici appassionati, continua...
(Novembre 2005)
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