TeoricaMente 3
Questa pagina tratta di argomenti di
base della psicologia,
i suoi meccanismi, le sue leggi. Quei
meccanismi e quelle leggi
che tutti utilizziamo, ma… senza saperlo.
E' carattere
Quando si descrive una persona,
elencandone pregi e difetti, spesso si usano espressioni come: ha un buon
carattere, ha un pessimo carattere, ha un carattere debole, ha un
caratterino, ha un caratteraccio. Ma che cos’è il
carattere? Come si forma? Ci si nasce? Si
può cambiare?
Come nel fisico, ma ancor più che nel
fisico, possiamo parlare di una componente innata
e di una acquisita. Dai primissimi istanti di
vita, un neonato può essere più o meno intraprendente, nei limiti in cui un
neonato può esserlo, più o meno pauroso, può attivamente guardarsi intorno o
beatamente sonnecchiare, dimostra insomma già delle caratteristiche che, a
chi sa osservare, lo rendono differente da un altro. Ma, sempre a chi sa
osservare, non sfuggirà che, fin dai primi istanti di vita, inizia, tra il
neonato e l’ambiente, un’interazione
estremamente complessa che andrà avanti tutta la vita. Ad esempio, è
banalmente intuibile come, anche solo in senso strettamente fisico, un
ambiente scuro, vuoto, con colori spenti,
con troppo silenzio o troppo baccano, troppo freddo o troppo caldo, sia
molto meno accogliente per un bambino piccolo di un ambiente ben illuminato,
con la giusta temperatura, colorato, ricco di oggetti visibili al neonato,
animato da rumori piacevoli o addirittura da una bella musica, dai suoni
dolci e armonici. Ancor più è intuibile quanto il
comportamento delle persone che accudiscono il bambino sia
fondamentale in questa interazione: una persona tranquilla, che fa gesti
morbidi, parla con voce tenera, sorride e coccola, viene recepita – anche da
un adulto - in modo ben diverso da una persona che si agita, strilla, e
sprizza ansia da tutti i pori! Bene, i più piccoli particolari, anche quelli
che a noi sembrano del tutto insignificanti, si imprimono nella mente
del neonato e contribuiranno a formare quello che chiamiamo
carattere. Minuto dopo minuto, giorno dopo
giorno, il piccolo impara ad abbandonarsi o a difendersi dall’ambiente in
cui vive, impara a fidarsi o a temere gli adulti che lo circondano, impara a
riconoscere la sicurezza e la serenità e viceversa la tensione e l’ostilità,
impara cioè delle proprie modalità per
adattarsi – prima condizione per sopravvivere - al mondo che conosce. I
fattori ambientali sono per la mente del
bambino l’equivalente degli alimenti per il corpo:
un bambino può nascere perfettamente sano, ma poi se non ha a disposizione i
nutrienti giusti, le proteine, i carboidrati, i sali minerali, le vitamine,
non potrà costruirsi un buon apparato scheletrico ed un'efficiente
muscolatura.
Vi sono addirittura degli studi che
sostengono che il bambino sente gli stimoli ambientali ancor prima di
nascere, e non solo tramite i messaggi chimici che gli arrivano
dall’organismo materno, ma proprio dall’esterno attraverso
l’involucro protettivo che il corpo materno costituisce.
Vorrei richiamare l’attenzione però su
qualcosa a cui pochi fanno caso: quelle
stesse modalità che apprendiamo da bambini, ce le portiamo appresso – senza
accorgercene - tutta la vita, anche quando l’ambiente non è più
quello dove siamo nati e cresciuti, anche quando il contesto in cui ci
troviamo a vivere è completamente diverso e richiederebbe diverse
modalità . E’ come se, imparato un certo tragitto per andare da casa
all’ufficio, lo ripetessimo all’infinito senza curarci del fatto che
esistono vie più brevi e meno faticose. In un certo senso, si potrebbe dire
che la mente è abitudinaria, ma, essendo anche
la tendenza all’abitudinarietà un aspetto del carattere, sarà più o meno
accentuata a seconda delle esperienze precoci
che abbiamo avuto. Indubbiamente un bambino stimolato ad affrontare novità e
cambiamenti, o almeno non eccessivamente frenato nella sua naturale
curiosità e voglia di esplorare, sarà un adulto più audace e più capace di
adattarsi alle diverse circostanze che si troverà a fronteggiare.
Ecco perché è sbagliato dire che il
carattere non si cambia, perché esattamente con gli stessi meccanismi con
cui il carattere si è formato, è possibile modificarlo, o per lo meno è
possibile, sempre che lo vogliamo,
modificare quegli aspetti del carattere che in qualche modo ci danneggiano e
ci rendono la vita difficile. Ma del “cambiamento”
parleremo un’altra volta…
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