TeoricaMente 8
Questa pagina tratta di argomenti di
base della psicologia,
i suoi meccanismi, le sue leggi. Quei
meccanismi e quelle leggi
che tutti utilizziamo, ma… senza saperlo.
Fidarsi è bene, non fidarsi...
Quando
incontro per la prima volta una persona che vorrebbe
iniziare una psicoterapia o che desidera semplicemente
saperne qualcosa di più, cerco di essere sempre molto chiara
sul tipo di lavoro
che possiamo fare insieme e mi rendo disponibile ad
eventuali domande. Già da questo primo colloquio, possono
emergere alcune delle caratteristiche che contraddistinguono
ciascun essere umano facendone un individuo unico.
Considerando che ciascuno di noi usa generalmente poche - e
sempre le stesse - modalità
per rapportarsi agli altri, mi è molto utile, ai fini della
conoscenza di quella persona, osservare attentamente come si
relaziona con me.
Uno
degli aspetti che più facilmente, anche se non sempre, si
manifesta fin dall’inizio è il
“bisogno di controllo”.
Si tratta spesso di una
persona precisa, controllata, perfezionista, che fa
moltissime domande e che tende a ripetere le risposte, come
per accertarsi di aver capito bene. Se e quando una terapia
ha inizio, questa persona ha in genere una certa difficoltà
a rispettare il setting*
e tende ad “imporre”, senza accorgersene, delle regole
proprie.
Il modo
di porsi nei miei confronti, nella mia veste di
esperta (ma come
dicevo, la stessa cosa può accadere nei confronti di altri
interlocutori, esperti e non) funziona secondo il
seguente modello: “Se io riesco ad ottenere il massimo delle
informazioni possibili, non avrò più bisogno di nessuno e
potrò quindi sostituirmi a te. In altri termini
sarò io ad avere il controllo.
Viceversa dovrei affidarmi a te, e fidarmi di quello che mi
stai dicendo”.
A prima
vista questo comportamento può essere interpretato e
definito come pura curiosità, o come normale utilizzo della
competenza altrui, ma a livello inconscio, è come un volersi
impossessare di tale competenza, nell’illusione di poter
gestire da soli qualsiasi cosa. La conseguente correlata
illusione è quella di poter
stare tranquilli, di sentirsi
sicuri.
Un’altra conseguenza - non intrapsichica, questa, ma
interpersonale - è una quasi inevitabile irritazione dell’esperto
interpellato, che si sente usato
non come esperto appunto, ma come distributore automatico di
informazioni, in pratica si vede trasformato, suo malgrado,
da avvocato, o medico, o architetto quale è, in un
Bignamino della propria
materia. E adotterà a sua volta dei comportamenti inusuali
che potremmo definire “di difesa”. A meno che non si tratti
di uno psico-esperto, il quale utilizzerà le proprie
sensazioni come strumento utile alla terapia.
Perché
accade questo? Perché non si riesce a fidarsi degli altri;
perché ci si ritiene comunque superiori; perché si è stati o
si ritiene di essere stati traditi da qualcuno di cui ci si
era fidati. I motivi, causali ma mai casuali, possono essere
moltissimi, e naturalmente non possono non risalire
all’infanzia, alla famiglia di origine, al clima in cui si è
nati e cresciuti.
Qualcuno potrebbe obiettare che in fondo si tratta solo di
prudenza e che “fidarsi è bene, ma
non fidarsi è meglio”. Certo, quando è così,
quando effettivamente queste persone ottengono ciò che
vogliono, e cioè sentirsi tranquille e rassicurate, non c’è
motivo di pensare che abbiano qualche problema.
Ma se
non è così? Come mai spesso queste persone soffrono
d’insonnia, di crisi d’ansia apparentemente immotivata, di
disturbi psicosomatici assortiti?
Perché
è praticamente impossibile - per chiunque - avere
TUTTO sotto controllo. C'è
sempre qualcosa che non so, che non capisco, che mi sfugge.
E quindi bisogna sapere tutto, leggere tutto e subito,
bisogna documentarsi continuamente e ossessivamente, bisogna
cercare di ottenere il massimo delle informazioni possibili
da chiunque sia in grado di darle.
E
tuttavia, ci sarà ancora qualcosa che non so, che non
capisco, che mi sfugge. E questo crea inquietudine e
angoscia.
E poi
bisogna continuamente dimostrare a se stessi di essere
capaci di ottenere nuovi risultati, di superare nuovi
ostacoli, sempre allo scopo di tranquillizzarsi, di
conquistare quella sicurezza
che andrebbe ben altrimenti ricercata.
Che fare? Cercare,
spietatamente, di conoscere
e riconoscere i propri
limiti. E poi accettarli. Perché a nessuno è richiesta la
perfezione.
*Setting:
l'insieme delle regole che regolano una psicoterapia
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