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FamigliarMente  12  

La famiglia e le sue dinamiche. I rapporti reciproci,

le fasi del ciclo vitale, gli eventi più importanti.

 

 

 

I bravi genitori

 

Si parla tanto dei giovani, dimenticando spesso che prima di ogni giovane ci sono i genitori.

Non viene ricordato mai abbastanza che la personalità di un individuo si forma nell’ambiente in cui nasce e cresce. Su un terreno genetico ereditato, certo, ma con un enorme ventaglio di espressioni possibili di tale patrimonio pre-esistente. Un po’ come per tutte le creature viventi, anche le più semplici: prendete un geranio, provate a cambiargli il tipo di terra, l’esposizione alla luce, la temperatura, il fertilizzante, la qualità dell’acqua, e vedrete il geranio cambiare i colori, la forma, le dimensioni.

La famiglia, o comunque la persona o le persone che contribuiscono a crescere un essere umano sono la sua terra, la pioggia, il sole.

Bisognerebbe che queste persone non sottovalutassero mai l’ influenza che hanno, nel bene e nel male, su un essere che è ancora in massima parte da costruire.

Dei genitori “cattivi” e dei danni infiniti che possono causare, non parlerò. Direi solo cose scontate.

Vorrei invece ragionare sui bravi genitori, in particolare quelli molto bravi e intelligenti, in genere eccezionalmente dotati nell’arte della maieutica. Sempre disponibili, dicono sempre la cosa giusta al momento giusto, non sono mai prevaricanti o autoritari, riescono a conquistarsi la fiducia e la stima incondizionata dei loro figli. Qualcuno dirà: ma questi sono genitori perfetti! Appunto, il problema è proprio questo: i genitori “perfetti” tendono a minimizzare il loro potere persuasivo. Senza accorgersene diventano per i propri figli come dei “maestri” illuminati, quasi infallibili; e i figli tendono ad imitarli. A volte non ci riescono e crescono nell’insicurezza e nella scarsa autostima, fino a sentirsi sempre inadeguati a modelli così inarrivabili. A volte diventano quasi dei cloni. Acquisiscono la stessa maturità, la stessa saggezza, la stessa liberalità che consente loro persino di fare delle critiche ai propri genitori che con liberalità e pacatezza le accettano. Piccole critiche però, su piccole cose, che non li coinvolgono mai completamente e che mai vanno ad intaccare una simbiosi mentale quasi inapparente che si protrae spesso oltre l’adolescenza e prosegue nell’età adulta.

Superata la fase di accudimento dell'infanzia, un genitore-tutor comincia con l’aiutare il figlio a fare i compiti, lo sostiene nei suoi primi problemi relazionali, poi lo conforta nei dispiaceri sentimentali, lo consiglia nelle situazioni lavorative, e così via. Con discrezione, senza invadere troppo. Insomma assume e mantiene una funzione di filtro tra la propria creatura, che ritiene perennemente bisognosa di aiuto, e il “mondo crudel”.

Questi genitori negheranno strenuamente di influenzare i figli, e i figli proclameranno la propria totale libertà di pensiero e di azione. E saranno del tutto in buona fede. Ma se provate ad osservarli inseriti in un arco di tempo abbastanza lungo e guardate solo ai fatti, spesso vi accorgerete che i figli hanno fatto esattamente le scelte dei genitori o di quel genitore più significativo. Pur se sofferta, ogni decisione viene alla fine condivisa e ne scaturisce, manco a dirlo, una rassicurante approvazione reciproca.

E allora? Cosa c’è di male in tutto questo? Nulla, se si tratta di coincidenze: esistono affinità diciamo indotte, ma anche affinità casuali. E’ solo a posteriori che si può tirare le somme e capire fino a che punto la pelle in cui ci si trova a vivere è davvero la propria.

L’obiezione che si può fare è che, in un modo o nell’altro, tutti siamo il risultato di condizionamenti  esterni, come d’altronde ho prima ricordato riguardo al formarsi della personalità. E’ così infatti; tuttavia una quasi totale identità di vedute tra un genitore e un figlio fa pensare a suggestioni che vanno al di là di quanto sarebbe auspicabile.

Ma allora è vero che a fare i genitori si sbaglia sempre!? Visto che si tratta del mestiere più difficile del mondo, probabilmente sì. Bisognerebbe non farsene un dramma e cercare di non sbagliare troppo. E, a proposito, “il troppo stroppia” dice il  proverbio, quindi si sbaglia anche ad essere troppo perfetti. Il sole è vita, ma troppo sole brucia.

Forse un bravo genitore dovrebbe avere il coraggio di non mostrarsi immancabilmente all'altezza delle aspettative. Dovrebbe pian piano tirarsi indietro e lasciare che il figlio sperimenti la propria solitudine dinanzi ad una difficoltà, un dubbio, un rischio. Dovrebbe accettare, anche se può essere penoso, di procurare qualche dispiacere e qualche delusione al proprio figlio adorato.  Perché, nel mondo, il figlio non troverà solo adorazione e consenso, ma anche solitudine, dispiaceri e delusioni, e se avrà imparato ad accettarli con serenità dai propri genitori, forse riuscirà ad accettarli anche dal mondo e… da se stesso.

 

 (Gennaio 2012)

 

 

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