TeoricaMente 2
Questa pagina tratta di argomenti di
base della psicologia,
i suoi meccanismi, le sue leggi. Quei
meccanismi e quelle leggi
che tutti utilizziamo, ma… senza saperlo.
L’obiettività non esiste
Un uomo
arriva correndo alle spalle di un’anziana signora e le dà un
violento spintone. La signora, proiettata parecchi metri più
in là, cade rovinosamente. L’uomo, a sua volta, cade in
terra. Un osservatore casuale potrebbe interpretare questa
scena nel senso di un atto di violenza
feroce e gratuito. Se pensa ad eventuali motivazioni, la
prima cosa che gli viene in mente è un tentativo malriuscito
di scippo. E l’emozione che ne scaturisce è di
indignazione e
rabbia verso chi ha compiuto un
gesto così inqualificabile.
Un
secondo osservatore vede qualche elemento in più della
stessa scena: la signora viene spinta mentre sta
attraversando la strada, una macchina sta per travolgerla.
Si tratta indubbiamente di un tentativo dell’uomo di
salvare la signora
dall’investimento. Il gesto ha una motivazione logica, e il
sentimento che l’osservatore prova è, nei confronti della
signora, di sollievo per il
pericolo scampato.
Un terzo
osservatore ha modo di vedere ancora qualcos’altro: la
signora è caduta in terra, ma in salvo. L’uomo,
caduto a sua volta, è
rimasto in mezzo alla strada e sta per essere investito in
pieno dall’auto. L’attenzione si sposta decisamente
sull’uomo, e l’emozione che ne consegue è di
apprensione per la sua sorte e
di profonda ammirazione per il
suo coraggio.
Ognuno
dei tre è convinto di aver visto i
fatti come si sono svolti.
L’osservazione
non è come può apparire, qualcosa di assolutamente neutrale,
oggettiva. Viceversa è influenzata da numerosi fattori, tra
cui l’attenzione e l’esperienza
dell’osservatore.
L’attenzione
è quel processo mediante il quale noi cogliamo solo alcuni
elementi e ne sfuochiamo o ignoriamo degli
altri. Se guardo attentamente il video del mio computer, mi
sfuggirà senz’altro il movimento di qualcuno alle mie
spalle, o anche un suono non troppo forte, come ad esempio
un clackson per strada. (Se invece uno stimolo è abbastanza
forte, attirerà la nostra attenzione anche se la nostra
attenzione era impegnata in qualcos’altro).
Nell’osservare qualcosa, ci si serve primariamente di
informazioni sensoriali semplici,
quelle cioè forniteci dai nostri
sensi. Questo è facilmente comprensibile se
osserviamo un oggetto. Prendiamo una matita: è lunga,
è sottile, è leggera, è di legno, è gialla, è lucida, odora
di legno e grafite, se cade fa un particolare rumore che
siamo in grado di riconoscere, e così via. Se ci pensiamo
bene, ognuna di queste caratteristiche non è
assoluta, ma
relativa a dei termini
di riferimento che conosciamo per averli appresi e
memorizzati. Prova ne è che non la assaggiamo, perché
sappiamo già che non è commestibile! Infatti, ammesso che i
nostri sensi ci forniscano tutte le informazioni
necessarie a rilevare tutti i particolari di un
determinato oggetto, il processo non termina qui: alle
informazioni sensoriali si aggiungono impressioni,
pensieri, ricordi, emozioni - il complesso
delle esperienze - che
vanno a comporre il "puzzle" di ciò che alla fine definiamo
matita. E’ intuibile quanto più complesso possa essere il
processo di osservazione, e relativa
interpretazione, quando invece che di oggetti, si
parli di esseri viventi e degli avvenimenti che li
riguardano.
Wilfred
R. Bion (1897-1979), che ha studiato in particolare le
dinamiche dei gruppi ed i problemi posti dall’osservazione,
dice: “L’osservatore ideale è quello
senza memoria, né desiderio”.
Naturalmente nessuno può essere senza memoria, ma è
importante essere consapevoli di questo patrimonio
mnemonico per evitare il più possibile le cosiddette
trappole dell’osservazione che possono essere collegate
ad un eccesso di oggettività o ad un eccesso di
soggettività. Bisogna cioè tener presente che
osservato e
osservatore fanno parte dello
stesso sistema il che
comporta grandi difficoltà ad osservare senza inquinare
con le caratteristiche dell’osservatore.
In altri
termini, quello che accade è inevitabilmente “filtrato”
dall’osservatore; questo non è necessariamente negativo: può
anzi portare ad una più precisa osservazione del fenomeno.
Ad esempio se un cane e un gatto dimenano la coda, possiamo
oggettivamente dire che entrambi stanno compiendo lo stesso
movimento. Ma è l’esperienza (soggettiva) che a tale
movimento ci fa dare la giusta
interpretazione: il cane scodinzola per fare le
feste, il gatto scodinzola per nervosismo.
In
conclusione, bisognerebbe essere sempre molto prudenti
quando si descrivono i
fatti, la realtà,
la verità: quasi sempre
si tratta di fatti, realtà, o verità parziali, soggettive,
liberamente - e inconsapevolmente - rivedute e corrette
dalle nostre conoscenze, dalla memoria, dalla nostra
esperienza, viste cioè attraverso quei particolari
personalissimi occhiali che
costituiscono il nostro
modo di vedere la vita.
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