Spesso mi
domando perché non si riesca a parlare di politica, nemmeno tra
amici, tra persone cioè che presumibilmente si apprezzano e si
stimano. Discutere e confrontare le proprie idee è qualcosa che
esige il rispetto reciproco, altrimenti è inevitabile, laddove
le idee non coincidano, lo scontro, anche feroce e talvolta
devastante. In ogni caso, inutile.
Ogni volta
che assisto, o partecipo, ad una discussione politica – ammesso
che discussione sia la parola
giusta per pochi, allusivi e sarcastici scambi di battute –
resto sorpresa dagli atteggiamenti del tutto inusitati che
assumono persone le quali su qualsiasi altro argomento
generalmente mantengono serenità, coerenza, e soprattutto
lucidità. Cos’è che improvvisamente rende queste persone
indistinguibili dagli scalmanati ultra-tifosi di calcio,
categoria umana tra le più ottuse e irrazionali?
Pensiamo ad
un qualunque Sig. Rossi, ragionevole, intelligente e pratico;
mettiamo che gli serva un dentista, o un arredatore, o un
idraulico, o un avvocato. Si informa
da conoscenti e amici, cerca di capire se si tratta di una
persona seria, se è preparata, onesta, se è degna di fiducia. A
questo punto si affida a questa
persona, rimanendo comunque vigile sul suo operato e sul suo
comportamento. Se comportamento ed operato non sono
soddisfacenti, il Sig. Rossi si cerca
un altro dentista, un altro idraulico, un altro avvocato.
Lo stesso
Sig. Rossi ha cominciato a votare, per tradizione familiare, o
contestando la tradizione familiare, per il partito PX, che
rispecchia i valori in cui crede, che presenta un programma
condivisibile, che comprende nelle sue liste persone che presume
serie e affidabili. E qui comincia il comportamento inusuale.
Legge solo giornali col marchio PX, ascolta solo i discorsi, i
comizi e gli interventi radiotelevisivi degli esponenti del PX.
Contemporaneamente, evita come la peste qualsiasi voce
discordante, accogliendo con disprezzo e strafottenza
osservazioni o commenti non allineati persino se
provenienti da amici di cui in genere ha stima e rispetto,
invece di servirsi delle voci diverse proprio per operare
quella critica e quella
vigilanza che si riserva a
chiunque stia facendo qualcosa in nome e per conto nostro.
Ho provato
ad immaginare quale potrebbe essere il
presupposto, o quali i presupposti, di questo
comportamento. Innanzitutto si dà per scontato che tutti i
buoni stanno da una parte, e tutti i cattivi
dall’altra. Secondo, è ovvio che i “miei” sono i buoni; quindi,
per la serie “o con me o contro di me”, è chiaro che chiunque
stia dall’altra parte non può avere assolutamente nulla di
positivo. Terzo, i “buoni”, per il semplice fatto che io li ho
scelti ed appoggiati, sono sempre e comunque buoni, qualsiasi
cosa facciano, e – soprattutto – è assolutamente escluso che
stiano cercando di fregarmi. Addetti alla fregatura ci sono già
i “cattivi”. Quarto, le promesse ed i programmi sono
rispettivamente falsi, inattuabili, demagogici, oppure seri,
onesti, realistici, a seconda che sia la parte avversaria, o la
mia – quella dei buoni - a recitarli durante le campagne
elettorali.
Allora, io
chiedo al Sig. Rossi: perché non ti interessa conoscere le
motivazioni degli altri? Perché pensi che le tue siano le
uniche motivazioni giuste e valide, e non suscettibili di
eventuali aggiustamenti o ripensamenti? Non stai forse
investendo in una parte politica più di quanto ad essa si possa
ragionevolmente chiedere?
Che cos’è
la "politica"? Secondo lo
Zingarelli 2000 è la “scienza e arte di
governare lo Stato”. Né più né meno. Quindi, siccome non
possiamo tutti governare lo Stato, si eleggono delle persone che
ci rappresentino, che rappresentino i nostri interessi, o
magari, gli interessi che ci stanno a cuore, se pure non sono i
nostri.
Certo se la
fedeltà ad un partito funziona sul modello de “la Roma è 'na
fede”, tutto si spiega... Ma il calcio, ammesso che qualcuno
se lo ricordi ancora, è un gioco.
Oppure no? |