TeoricaMente 1
Questa pagina tratta di argomenti di
base della psicologia,
i suoi meccanismi, le sue leggi. Quei
meccanismi e quelle leggi
che tutti utilizziamo, ma… senza saperlo.
Una facoltà perduta
Qualsiasi scienza, o disciplina, o materia, studia qualcosa:
la botanica studia le piante, la zoologia studia gli
animali, l’astronomia studia gli astri, ecc. La peculiarità
di materie come la filosofia, o la fisiologia, o la
psicologia sta nel fatto che
è l’uomo che studia sé stesso.
Il proprio pensiero nella filosofia, il proprio corpo e il
suo funzionamento nella fisiologia, il proprio mondo
interiore nella psicologia. In quanto osservatore di sé
stesso, ogni essere umano dovrebbe essere in grado, cioè
competente,
a parlare di sé stesso. Purtroppo, spesso non è così. Spesso
pensiamo, decidiamo, scegliamo, e agiamo, in modo del tutto
inconsapevole. Il che significa che raramente ci chiediamo
l’origine di idee, scelte ed azioni che pure ci appartengono
e che costituiscono – nel bene e nel male – l’impalcatura di
quella complessa
costruzione
che è
la nostra esistenza.
Pur
tenendo sempre presente la maggiore difficoltà della
psicologia rispetto alle cosiddette scienze esatte, è
tuttavia possibile applicare alla psicologia i criteri
generali del
metodo scientifico,
alla base del quale c’è l’osservazione.
L’osservazione
è il
principale strumento del metodo scientifico: nel caso della
psicologia umana, parliamo di
osservazione empirica
(dal
greco empeirìa = esperienza), e cioè osservazione non
di un oggetto, ma di un evento, di un fenomeno. Ovviamente,
in questo campo, non sempre l’evento da osservare è
riproducibile in laboratorio, come, ad esempio, la maggior
parte degli esperimenti di fisica o di chimica. Molte
acquisizioni in psicologia si sono avute per l’osservazione
casuale di fenomeni non provocati artificialmente; ma non
per questo sono meno valide.
Ad esempio, sappiamo che un bambino privato dalla nascita
della presenza di altri esseri umani, e allevato dai lupi,
acquisirà il comportamento dei lupi. Sappiamo che è così
certo non per merito di un esperimento, ma perché
casualmente, e disgraziatamente, questo fatto è accaduto e
c’è stata quindi la possibilità di osservarlo.
Ma lasciando da parte il campo dello
studio e della ricerca, anche nella nostra vita quotidiana
può essere interessante riscoprire ed affinare questa nostra
capacità innata, ma così poco utilizzata nella vita adulta.
Il bambino piccolo passa gran parte del suo tempo ad
osservare ciò che gli accade intorno e lo fa con
un’attenzione ed una concentrazione a volte sconcertanti.
Eppure, questo fatto non dovrebbe sorprenderci: se ci
pensiamo un attimo, è vitale per qualsiasi essere vivente
acquisire il maggior numero di informazioni possibile
sull’ambiente che lo accoglie e nel quale dovrà imparare a
sopravvivere da solo. Poi, col passare degli anni, è come se
perdessimo questa capacità, questa
curiosità
e,
distratti da troppe cose senza importanza, smettiamo di
guardarci intorno.
Tanto
più smettiamo, o non cominciamo mai, a guardarci
dentro.
Ed anche in questo dovremmo recuperare quella inesauribile
capacità infantile che costituisce il tormentone dei
genitori: la capacità di
chiedere il perché
di tutto.
Perché
non riproviamo anche noi, adulti smaliziati e distratti, a
chiederci il
perché
delle
cose? Potremmo accorgerci di quanti
automatismi,
luoghi comuni
e
pregiudizi
è costellata la nostra vita, e magari potremmo riuscire a
sfrondarla un po’ da tanti
falsi
problemi.
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